E’ un’opera veneziana, in particolare, l’oggetto del contendere tra la progettualità italiana sul Pnrr e la Commisisone europea. Si tratta del Bosco dello Sport promosso dal Comune di Venezia, “un nuovo epicentro territoriale di sport, socialità, vita, inclusione e sostenibilità “ installato nella zona a nord di Mestre, fra il paese di Tessera e il fiume Dese. Un progetto che prevede, oltre al completamento della nuova viabilità Tessera – Aeroporto, un’arena per gli sport al coperto e per gli spettacoli, che sarà in grado di ospitare fino a 10.000 persone sedute, uno stadio per il calcio ed il rugby dimensionata per 16.000 spettatori. Sono poi previste altre strtture sportive minori non ancora finanziate, per un totale di superficie pavimentata-costruita di quasi 40 ettari..

L’intervento è reso possibile grazie ad un Accordo di programma fra la Città metropolitana di Venezia – beneficiaria di un finanziamento di 93MLN di euro del PNRR – e il Comune di Venezia che, fra estinzione di vecchi prestiti e nuovi mutui, si accollerebbe il resto della spesa, per un totale di oltre 300MLN di euro.

I fondi del Pnrr rientrano nel programma denominato «Piani Integrati – M5C2 – Investimento 2.2» che ha come obiettivo dichiarato: “l’assegnazione di risorse alle città metropolitane finalizzate a favorire una migliore inclusione sociale riducendo l’emarginazione e le situazioni di degrado sociale, promuovere la rigenerazione urbana attraverso il recupero, la ristrutturazione e la rifunzionalizzazione ecosostenibile delle strutture edilizie e delle aree pubbliche”.

Italia nostra che da tempo conduce sta conducendo una battaglia contro questo progetto argomneta come: “l’area di intervento (Venezia-Tessera) non presenta alcuna delle caratteristiche di degrado sociale e di vulnerabilità previste dalla normativa, avendo indici di criminalità bassissimi e una struttura territoriale prevalentemente costituita da villette unifamiliari all’interno di un paesaggio agrario incontaminato“.

In realtà l’associazione ambientalista sottolinea come le stesse risorse sarebbero meglio investite in “vaste zone della città di Mestre lasciate al loro lento e inesorabile declino (via Piave, corso del Popolo, ex Umberto I, ecc.), come pure Porto Marghera: non è stato minimamente preso in considerazione, per nessuna di queste, azioni di risanamento, condannandole a rimanere un’area periferica “malata” e “incurabile. E a Venezia stessa si potrebbero restaurare 2.000 alloggi pubblici vuoti e inutilizzati, in una città da ripopolare, mentre l’esodo e il mercato del turismo l’hanno ridotta ormai a meno di 50.00 abitanti.

Inoltre Italia Nostra sottolinea come “nessuna valutazione di conformità alle condizioni collegate al principio europeo DNSH (non arrecare danno significativo agli ambienti naturali) è presente nel progetto in oggetto – demandata a momenti successivi e futuri – come pure la verifica di assoggettabilità a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), conclusa lo scorso 15 dicembre 2022 senza essere pubblicizzata e presentata ai cittadini. Infatti, le osservazioni dei privati – cittadini, associazioni e imprese – pervenute alla Città metropolitana sono pari a zero.”

Qui il comunicato di Italia Nostra

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